“One-thousand eight-hundred and fifty-five days, I’ve been going through something”. – K. Lamar in United In Grief.
Milleottocentocinquantacinque giorni sono poco più di cinque anni. Cinque anni che attraversano una pandemia globale, cinque anni che segnano il fatto che sei cinque anni più vecchio: cinque anni di esperienze, noia, frustrazioni, consapevolezze.

Cambiamento e velocità nella musica
Cambia tu e cambia ciò che ti sta intorno, oggi, dove sembra tutto così essenziale e veloce che la maggior parte dei nostri pensieri ci sembrano risultare vecchi anche subito dopo averli formulati.
Spesso ciò accade perché la frenesia degli stimoli ci porta a non avere neanche più il tempo di elaborare un cambiamento che ci troviamo immediatamente catapultati al successivo. Il tempo tra la pubblicazione di un disco e l’altro è spesso sacrificato in favore della velocità, ma questa mancanza di respiro può compromettere la profondità delle opere.
Tempo tra la pubblicazione di un disco e l’altro
Comprendere il tempo tra dischi
Se capiamo questo, allora è molto più facile comprendere il “tempo tra la pubblicazione di un disco e l’altro”. Capiremo che è essenziale, per una persona che vuole fare un’affermazione (affermazione che può andare dall’indecisione totale alla sentenza definitiva), pensare bene e prendersi del tempo per elaborarla.
Rimanere pubblicamente legati a un pensiero per tanto tempo può risultare estenuante. Questo è particolarmente vero quando si sta crescendo e, piano piano, si inizia a cogliere le falle del proprio stesso pensiero o a perdere l’entusiasmo per qualcosa che un po’ alla volta ci attira sempre meno.
Quel pensiero deve quindi essere così sincero e vero per l’artista da convincerlo che non cambierà dall’oggi al domani e che quindi: non dovrà fingere nell’esibirlo. Quando, nonostante il tempo che passa, l’emozione trasmessa rimane invariata, allora possiamo riconoscere un classico: un’opera così sincera e importante da continuare a vivere attraverso le generazioni, perché ha raggiunto qualcosa di universale.

Esempi di rinnovamento artistico
Frank Ocean e l’esplorare posti nuovi
Personalmente considero Blonde di Frank Ocean un classico. Considero To Pimp a Butterfly un classico, e lo stesso vale per Aquemini e alcuni brani di Stankonia. André, dopo questi due dischi, non si è fermato, ma è rimasto una delle migliori penne e uno dei rapper più imprevedibili della storia.
Ha saputo combinare tecnica e artisticità, alternando momenti più leggeri ad altri decisamente più solenni. Senza di lui, probabilmente non esisterebbero rapper come Tyler, Mac Miller (o lo stesso Dot ultimamente), capaci di usare l’ironia: una delle cose più difficili da trattare con intelligenza.
L’attesa di 3K e il progetto strumentale
E allora, per quale motivo 3K manca di pubblicare un disco hip hop da 18 anni? Potrebbe essere ancora più interessante cercare di capire perché, invece, abbia deciso di pubblicare un disco solo strumentale. Magari a causa della difficoltà, oggi, di riuscire a focalizzare un’idea e un pensiero. Forse perché quello che aveva da dire lo ha già detto. Oppure, potrebbe essere che il silenzio (che sta all’antitesi delle mille opinioni a cui siamo sottoposti) sia la cosa più sincera che potesse “dire”.
In una recente intervista per CBS, alla domanda su quando avremmo dovuto aspettarci un nuovo lavoro di Jay-Z, il rapper di Brooklyn ha affermato che quel momento arriverà quando avrà qualcosa di veramente importante da dire, con un’urgenza tale da dover essere espressa in musica. Questo avvalora la tesi che il tempo tra la pubblicazione di un disco e l’altro non è solo una questione anagrafica, ma un discorso di urgenza e sincerità.
Aspettative e tempi discografici
L’importanza delle aspettative
Un altro elemento da analizzare è il tema delle aspettative e dei tempi discografici. Uscire dalla pubblicazione di un capolavoro che resetta gli standard di un genere non è una passeggiata. Blonde è un progetto considerato al pari di altri capolavori dell’RnB e del Neo Soul, come Brown Sugar di D’Angelo e The Miseducation of Lauryn Hill.
Progetti futuri di Frank Ocean
Da ciò che è trapelato, il prossimo passo dell’artista californiano (che, a differenza dei due sopracitati, non soffre il peso di una lunga discografia) non sarà neanche un disco, ma un progetto cinematografico assieme alla casa di produzione A24. Come se, per trovare qualcosa di nuovo e vero, avesse la necessità di guardare la realtà da un punto di vista differente. (Dal momento che nulla di ciò è stato ufficialmente confermato, queste non sono altro che illazioni e trip che, da ascoltatori, possiamo aspettarci prima di essere travolti, o meno, da qualcosa di nuovo).
Marracash e il processo creativo musicale
Marracash è il rapper italiano che, nel mainstream, ha seguito di più questo tipo di processo. Ci ha abituati a lunghe attese di tempo tra la pubblicazione di un disco e l’altro, attese che si sono accorciate fra i lanci della trilogia di Persona, Noi, Loro, Gli Altri e EFLP. L’artista di Barona ha spiegato più volte che le sue assenze sono volte a ricaricarsi e sviluppare un pensiero che valga la pena condividere.
Ora si ritrova davanti a un progetto ancora più grande, in cui le aspettativa da pubblico, critica, team e sé stesso sono settate a un livello altissimo. La certezza è che il suo repertorio sia assolutamente in grado di coinvolgere emotivamente uno stadio di persone pronte a sposare ciò che dice e il modo in cui lo dice. La paura forse è quella di ripetersi. La risposta più immediata potrebbe essere quella di pubblicare un nuovo progetto prima dell’inizio di questo tour, in modo da avere della nuova carne da inserire al centro del banchetto della prossima grande festa. Così è stato.
Molti trovano questo progetto stanco; io ci ho trovato molti spunti interessanti, anche se non mi sembrano arrivare con la stessa foga ed efficacia dei due capitoli precedenti. È come se la fine della pace coincidesse con la fine della festa, al termine della quale Marra esce stremato, come a fine film Bruce Willis, col sigaro in bocca e il sangue sul volto. Marra è arrivato alla fine di una grande festa e, forse, non ce la fa più: non vede l’ora di passare alla prossima, anche se questo significa affrontare i postumi e fare i conti con la vita di tutti i giorni.
E noi, alla fine della festa, quando si spengono le luci, abbiamo ancora così paura di annoiarci?
Speranze per il futuro della musica
E allora sotto sotto spero che il prossimo progetto di quest’uomo sia “noioso” o senza parole, come quello di 3K. O forse, come ha già iniziato a fare in questo, un progetto vero in cui cerca farci capire che bisogna tornare alla vita di tutti i giorni, dove gli sbandati hanno perso, ma devono comunque tirare avanti.
Kendrick Lamar e l’essenza della festa
Non è finita invece, per Kendrick, che trova l’essenza della festa stessa nel guardarla morire: “Watch the party die” (trovate la nostra riflessione sul brano qui). Ha deciso di dire qualcosa e non ha ancora finito. Il rapper di Compton risulta così focalizzato sul qui ed ora che i problemi sul cosa e come dirlo non sembrano più appartenergli. Uno stato di grazia che probabilmente ci farà divertire per un bel po’.
L’Industria musicale oggi
L’industria, il consumo, contro la cameretta e lo studio. Da un lato del ring, una schiera di “artisti macchina” che producono contenuti d’intrattenimento più che mezzi celebrativi (ricordiamo che il termine MC sta per Maestro Cerimoniere). La cosa più assurda è che questi artisti esistono perché sono davvero sinceri nel loro materialismo e neoliberismo sfrenato. Artisti che oliano un ingranaggio senza sapere che una bolla che si autoalimenta, prima o poi, è destinata a scoppiare.
Dall’altro lato del ring, c’è un’altra realtà: la maggior parte degli artisti che non riescono a vivere della loro arte, o che provano a restare a galla senza cedere alle regole indefinite e disumane di algoritmo e mercato.
Le sfide per i giovani artisti
Come possiamo pensare che tutti questi giovani artisti riescano a trovare il tempo per dire qualcosa di importante, se sono persi in un mare di “Out Now”, playlist gerarchiche in balia di major/trend, pubblicazioni continue per non essere dimenticati, e la necessità di avere nuovi brani da portare live per pagarsi (se va bene) le spese della musica e forse l’affitto?
Chi saranno i nuovi grandi artisti?
Io ovviamente non ho una risposta, ma posso provare a guardare il comune denominatore che collega la superstar e l’artista di strada: il coraggio. Il coraggio di elaborare un pensiero sincero e originale, di scavare dove fa male, per mettere un altro davanti a quel pensiero, e fare in modo che ne rimanga scosso nel profondo, come prima, è successo a te.
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